Fu nel fu e per quel che fu ci trovammo io et due discepoli ad incappar nello nostro cammino in un osteria.
Discepoli al tempo essi non furono e non fui io allo tempo stesso il vate, noi si percorreva strade alla ricerca della luce, che piano ci avrebbe condotto lontano (ed io vi spiego che questo lontano è lo nostro presente).
In quelli giorni, di locanda in locanda noi si camminava, e naturalmente si conviviava sereni, quand'ecco che un giorno un segno, un segno magico, il lo primo o lo secondo gesto che di li a breve (oggi) avremmo chiamato illuminazione.
Ed esso si pesentò con quello che per noi fu magia...
Vidii colui che di fede intonso si alzò prese una stuoia e con gesti magici e parole magiche e tanto di canto, dal sutoia fece apparari monete...
Vidii colaltro che dal nulla prese a proferi parole a noi non note, per incitare lo nuovo mago...
Vidii me che per pura magia facevo scaturire strane pozioni dal naso...
Et ivi incontrammo una meretrice, ch'ella subitamente colse in noi l'arte magica, e per li suoi scopi volle subito conoscerci.
Ella cercò in ogni modo di adescarci, e condurci su perdute vie e per perdute genti, ma cio' non avenne lui... era
già con noi ma noi non lo sapevamo.
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